In Giappone, c’è una tecnica tradizionale chiamata “kintsugi”, in cui i vasi rotti o scheggiati vengono fatti rivivere decorandoli con polvere d’oro ed altri materiali. Le riparazioni vengono chiamate “scenario” e apprezzate dal senso estetico giapponese. In questo articolo verranno spiegati la storia e il fascino del kintsugi.
Cos’è il kintsugi?
Il kintsugi è una tecnica tradizionale per riparare scheggiature, crepe e rotture nella ceramica. Anche se si chiama “kintsugi” (=legante d’oro), in realtà le crepe e le schegge sono riparate con la lacca, mentre la polvere d’oro o d’argento è usata solo per la finitura.
La lacca è la linfa della quercia velenosa, un albero deciduo della famiglia delle querce velenose. L’urushiol, un componente della lacca, ha la proprietà di indurirsi quando entra a contatto con l’umidità dell'aria e, una volta asciutto, forma un rivestimento duro che non si dissolve. In Giappone, la lacca è stata usata per secoli come vernice e collante. Persino oggi che esistono collanti sintetici non c’è niente di più sicuro e forte della lacca.
Il kintsugi è una tecnica tradizionale che è stata sviluppata facendo uso delle caratteristiche della lacca. Quando si usa la lacca per incollare i pezzi tra loro, rimangono tracce nere nelle giunture, quindi si usa polvere d’oro o d’argento per decorarle. Il kintsugi differisce dalla riparazione occidentale, dove si tende a nascondere la parte rotta. Infatti esso crea nuova bellezza evidenziando deliberatamente la parte riparata con l’oro. Uno dei veri piaceri del kintsugi è quello di ammirare lo “scenario” della zona riparata, rendendo l’oggetto diverso da quello che era prima del danno.
Storia del Kintsugi
In Giappone la lacca è stata usata come collante e vernice fin dal periodo Jomon. Nel sito archeologico di Shimotakabe a Higashimurayama, a Tokyo, sono stati scoperti oggetti di legno laccato, archi e ceramiche, fatti usando la lacca come collante. Tuttavia, la decorazione con polvere di metallo non era ancora in uso in quel periodo.
Ci sono varie teorie sulla nascita del kintsugi, ma si dice che abbia avuto origine nel periodo Muromachi (1336-1573), quando la “cerimonia del tè” divenne popolare. La cerimonia del tè, perfezionata da Sen no Rikyu, era l’hobby di una cerchia ristretta di uomini che disponevano di ricchezza e potere, tra cui signori feudali, famiglie potenti e ricchi mercanti.
Uno dei più appassionati della cerimonia del tè era Oda Nobunaga, il quale fu un grande collezionista di utensili da tè, e usò la cerimonia per scopi politici. Nobunaga proibì ai suoi vassalli di organizzare liberamente le cerimonie del tè. Offrì utensili da tè pregiati e il permesso di organizzare cerimonie del tè solo ai vassalli che avevano ottenuto grandi successi in battaglia.
I signori feudali dell’epoca desideravano tenere cerimonie del tè utilizzando gli utensili donati loro da Nobunaga. Le coppe usate per le cerimonie del tè erano molto preziose e costose, quindi non potevano essere gettate via solo perché erano rotte. Si dice che la cultura del kintsugi sia nata in questo contesto.
I vecchi maestri del tè chiamavano i disegni del kintsugi “flusso del fiume” e trovavano la bellezza nelle imperfezioni, divertendosi ad ammirarle. Questo è in linea con la filosofia unicamente giapponese del “wabi-sabi”.
Il fascino del kintsugi
Ci sono molte tradizioni e tecniche per riparare ceramiche e porcellane danneggiate in tutto il mondo, ma nessun altro è stato in grado di dare nuova vita a pezzi danneggiati e creare un valore completamente nuovo. Questa è un’arte sostenibile, creata dallo spirito giapponese del “mottainai”, che significa prendersi cura e custodire gli oggetti.
Non importa quanto attentamente ci si prenda cura di qualcosa, un giorno si romperà. Tuttavia, questa non è la fine della storia quando un pezzo viene riparato con il kintsugi. Un vaso kintsugi è un’opera d’arte unica. Fa sentire come se si fosse trovato il proprio tesoro personale. Questo è il fascino del kintsugi.
La tecnica del kintsugi è nata per custodire e utilizzare gli oggetti per molto tempo. La tecnica si basa sullo spirito giapponese del “mottainai”, che significa avere cura degli oggetti. Applicando delle belle linee d’oro alle crepe, il vaso si trasforma in un pezzo unico, dotato di nuovo fascino. In quest’epoca di abbondanza ed eccesso di cose, perché non avvicinarsi allo spirito giapponese del kintsugi?